I Grandi Fotografi – Brassai

Gyula Halasz nacque nel 1899 a Brasso, in Transilvania. Nel mondo della fotografia e tra i Grandi Fotografi, però è conosciuto come  Brassai, ed è francese. Il suo nome d’arte è legato alla città natia, ha sempre amato la letteratura, la pittura ed il teatro francese, e la città di Parigi, tanto quanto le amò suo padre, che studiò alla Sorbona e poi fu docente di letteratura francese all’università di Brasso. Il professor Halasz portò il futuro fotografo a Parigi quando aveva quattro anni, vi rimasero un anno, e anche il bambino subì il fascino della città. Fu condotto al Teatro Popolare, agli Champs Elysées, sul Grand Boulevard a al Bois; vide le carrozze, i cavalli, la gente che passeggiava nei giardini del Lussemburgo e mangiava nei mercati e nei ristoranti. Fu l’anno che decise tutto il futuro del bambino.

Brassai, l’occhio di Parigi

Brassai tornò a Parigi solo dopo vent’anni, durante i quali frequentò la Scuola di Belle Arti di Budapest e dopo l’Accademia Artistica di Berlino, poi una volta arrivato a Parigi di dedicò al giornalismo. Per fotografare i momenti della Parigi dopo il tramonto e quella notturna si faceva prestare la macchina fotografica da André Kertesz, un fotografo ungherese molto noto nella Parigi dell’epoca. Brassai girava per le strade incantato e stupito da ciò che vedeva attraverso il suo obiettivo, comprese allora che la sua strada sarebbe stata quella della fotografia. Per mesi, per anni, ogni sera era lì, per fissare quel magnifico mondo che ruotava intorno a Montmartre, l’acciottolato, i ponti, i turisti, e la gente del quartiere  che lui incontrava nelle sue esplorazioni, tutto assumeva un interesse speciale per lui e lper il suo apparecchio fotografico. Brassai era alla ricerca della fotografia veritiera. Nel 1933 un editore, scegliendo tra migliaia di foto che Brassai aveva scattato, ne mise insieme un numero tale da costituire un libro, “Paris de nuit”, che si esaurì in breve tempo. Un critico scrisse: Fra migliaia di fotografie che potrebbero venir prese dal medesimo punto, ve n’è una, firmata Brassai, che reca un’impronta di freschezza e che, attraverso il suo stile, dà l’impressione di qualcosa di interamente nuovo.” Diversi editori, colpiti dal suo successo, proposero a Brassai di riprendere gli aspetti di Londra, Berlino, Roma di notte; ma egli rispose che non intendeva diventare specialista in nessun genere di fotografia e che aveva esaurito il tema delle città di notte. Incominciò così a fotografare la gente in casa: quel che faceva, come viveva; e gente che ballava, gente che si baciava inconsapevole di lui e della sua macchina. Quel che voglio fare col mio obiettivo non sono dei commenti, la mia macchina vede i diversi tipi di persone, e li trasferisce in modo imparziale sui negativi. Eccoli qua, gli apaches, gli omosessuali, gli eccentrici. tutto ciò che vedo e sento delle persone, lo vede e lo sente anche la mia macchina, e questo è il risultato.” Questo tipo di fotografie diede vita al libro “Voluptés de Paris”, del quale Brassai disse: “Mi vergogno talmente di questo volume, che no lo menziono mai nell’elenco dei miei libri.” Esso contiene, tuttavia, una collezione inestimabile di suoi ritratti volti a scrutare la vita notturna di Parigi, stranamente poco dissoluta nonostante i soggetti. Con Brassai, ci troviamo di fronte a un fotografo dalla visione penetrante, dalla comprensione profonda della gente e del suo ambiente, del prosaico, dell’assurdo e del ridicolo. Il suo occhio infallibile discerne subito l’immagine che fa per lui, Brassai ci mostra scorci di strade secondarie e di vicoli che conosce a fondo; è stato chiamato “l’occhio di Parigi.” La sua opera è una rivelazione di ogni strato della città. In una conferenza alla Societé Francaise de Photographie, disse; ” se non volete ammuffire, dovete dimenticare il punto di vista professionale e ritrovare l’occhio vergine del dilettante. Non bisogna dimenticare quest’occhio, non bisogna perdere la propria personalità.”    

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