I Grandi Fotografi – Gabriele Basilico

Gabriele Basilico nasce a Milano nel 1944.

Nel 1973,dopo la laurea in architettura capisce che la sua strada è la fotografia e da quel momento vi si dedicherà con continuità.

Considerato uno dei maestri della fotografia contemporanea, ha ricevuto molti premi e le sue opere fanno parte di importanti collezioni pubbliche e private internazionali.

La lentezza dello sguardo

Dopo aver provato per un certo periodo, dal 1978 al 1980, la fotografia sociale, Basilico inizia a fotografare Milano “senza il movimento quotidiano, senza le auto parcheggiate, senza gente , senza rumori”, vede “l’architettura riproporsi, filtrata dalla luce, in modo scenografico e monumentale”; vede ” le immagini nascere da un’operazione di astrazione, di isolamento, di assenza”.

In questo momento Basilico abbandona definitivamente il reportage e comincerà la sua ricerca sull’identità di Milano, individuando le fabbriche come suo soggetto principale, in quella che è considerata la città simbolo del lavoro, questo lavoro prenderà il nome di “Milano. Ritratti di fabbriche”.

Nel 1984-85 con il progetto “Bord de mer” partecipa, unico italiano, alla Mission Photographique de la D.A.T.A.R., il grande incarico governativo affidato a un gruppo internazionale di fotografi con l’obiettivo di documentare le trasformazioni del paesaggio francese.

Considerata la più grande committenza pubblica, l’iniziativa vede protagonisti 28 fotografi internazionali, che negli anni ’80, lavorano sul territorio francese documentando, con la massima libertà espressiva, le trasformazioni di città, periferie, campagne e coste.

Con la DATAR viene finalmente  riconosciuta al mezzo fotografico una duplice funzione: artistica e sociale.

In seguito, le ricerche personali si affiancheranno alle committenze ricevute: dopo Milano, le sue esplorazioni continuano in altre città europee, per poi approdare nella Beirut martoriata dalla guerra civile, dove realizza un memorabile reportage nel 1994, che diventa uno degli svariati volumi dedicati ai “luoghi” e divenuti in poco tempo veri oggetti di culto fra gli appassionati di fotografia.

La sua grande passione per l’architettura lo porterà a vagare nelle varie città alla ricerca di fili invisibili che uniscono gli edifici, gli spazi, i monumenti, come se tutto fosse un unico ed infinito corpo in continua trasformazione e mutamento.

Basilico non ha mai affrontato la città con lo stile tipico dei “flaneur”, girovagando per la città, ma ha sempre usato un metodo progettuale, che ha un inizio e una fine, partendo dalla periferia per avvicinarsi al centro o viceversa, oppure indagando su specifiche aree che secondo lui avevano un interesse particolare.

La città per Basilico è sempre stata una palestra di disciplina della visione, e questo modo di ragionare e di intendere la fotografia gli permetterà di portare questo suo pensiero in ogni altro luogo che ha fotografato.

“Da una parte sono fortemente interessato alla forma degli edifici, alle facciate, agli angoli, alle superfici, alla profondità dei volumi, alle differenze di linguaggio dei manufatti, ma anche a tutto quello che sta fuori dal profilo e dalla massa degli edifici, e che contribuisce al disegno “urbano” dello spazio (…).

Penso che lo spazio urbano,sottoposto a una trasformazione accelerata nel tempo senza precedenti, si presenti come una vera e propria metafora della società, uno scrigno ricchissimo di indizi sulla vita contemporanea, che merita di essere osservato con grande attenzione”.

“Le grandi visioni d’insieme, i punti di fuga che avvicinano l’orizzonte, il gioco dialettico dei vari piani e l’armonia che unisce le diverse parti, erano per me diventati nuovi terreni di conquista. Al “momento decisivo” al quale mi aveva abituato la lezione del reportage avevo preferito sostituire, attraverso progressioni successive, “la lentezza dello sguardo”, quasi a voler cogliere tutti i particolari fino alla complessità delle cose che, a una minuziosa osservazione, il paesaggio sapeva restituire”.

Gabriele Basilico muore a Milano il 13 febbraio 2013

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